Il problema della grandi navi cargo e delle mega navi crocieristiche in laguna di Venezia è ben noto, ma tutto quello che si vede galleggiare all’orizzonte è solo una parte del problema. Qui non parleremo del rischioso traffico navale, dei margini barenicoli erosi o della necessità di escavo dei canali navigabili, ma bensì di specie aliene. E’ quanto mai banale l’associazione all’area 51, ma quegli alieni non navigano di certo dentro la pancia delle enormi balene d’acciaio.
Oggi si parla di specie aliene e acque di zavorra.
Le navi cargo utilizzano l’acqua come zavorra per essere stabili e agevolare le operazioni di carico/scarico e la navigazione in mare aperto. Quest’acqua viene comunemente pompata all’interno dei serbatoi una volta che l’imbarcazione è sotto costa o già in porto. A questo punto è naturale che oltre all’acqua vengano imbarcate tutti i microrganismi che abitano i luoghi di pompaggio. In questo modo, come passeggeri clandestini, navigano di porto in porto, arrivando nelle più svariate destinazioni, contaminando gli habitat d’arrivo sconvolgendo gli equilibri ecosistemici.
Tutta questa premessa per parlare del nuovo articolo dal titolo DISTRIBUZIONE DELLA SPECIE ALIENA PALAEMON MACRODACTYLUS RATHBUN, 1902 NELLA LAGUNA DI VENEZIA pubblicato all’interno di Italian Journal of Freshwater Ichthyology dal gruppo di ricerca guidato da Simone Ridolfi Bristol e appartenente al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica (DAIS) e all’Istituto di Scienze Polari, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISP).
Il “colpevole” viaggiatore a sua insaputa dall’oceano Pacifico nord occidentale è un gamberetto che, vista la sua lunga fase riproduttiva e la grande tolleranza alle diverse condizioni chimico-fisiche, sta colonizzando parte della laguna Veneta.
E’ ora di lasciarvi alla lettura dell’articolo, ma prima vi lasciamo alcuni link nel caso vogliate approfondire la tematica.